Matteo e leonardo (1)

Ci sono personaggi che conosciamo per il loro umorismo, che si presentano al pubblico sempre sorridenti e pronti a fare battute. Troppo spesso, però, non pensiamo che dietro tutto questo, spenti i riflettori, ci sono persone che vivono una vita normale, con tutte le gioie e i problemi della quotidianità. Leonardo Pieraccioni, un giorno, circa dieci anni fa, ha conosciuto un bimbo di otto anni, Matteo, suo grande fan, che a differenza di tanti altri bambini, che vanno a scuola e giocano a pallone, faceva la chemio all’ospedale pediatrico fiorentino. E arriva un momento in cui il personaggio famoso e la persona si scollano, per mantenere da un lato l’immagine “burlona” che piace a Matteo, che ne ha bisogno per sorridere, dall’altro la devastazione interiore di vedere un bimbo che lotta contro una grave malattia oncologica. “Un giorno vado a trovare Matteo che fa la chemio al Meyer -racconta Pieraccioni – E lì entri in una bolla surreale. Tanti bambini, ragazzini, che fanno la chemio. E li ti pare tutto sospeso, tutto irreale, parli e non sai quello che dici, accenni un sorriso e non sai perché, cerchi di fare il disinvolto e dentro ti chiedi solo “Perchè? ma perchè?”. Rientro in macchina da quella visita e sto trenta minuti in silenzio da solo con quella domanda che mi rimbomba in testa “Perché?”.  Purtroppo Matteo non ce la fa e i suoi genitori, Dario e Gigliola, insieme ad altre famiglie che sono passate dalla loro stessa sofferenza, decidono di creare una Fondazione, che possa dare un aiuto concreto, sul posto, a tanti bambini e ragazzi che vivono in Paesi Emergenti dove a causa di conflitti o di estrema povertà non è possibile accedere a cure adeguate per malattie oncologiche. Una Fondazione unica, Cure2Children, che da subito trova l’appoggio di Leonardo Pieraccioni, che dice “Sono pochi ma motivatissimi, “pigliano, partono e fanno!”, perché  non ha mai dimenticato Matteo, a cui è riuscito a dare un sorriso esaudendo un suo piccolo sogno e nella sua testa, che oggi è anche quella di un padre, rimbomba ancora quel “perché” a cui nessuno potrà mai dare una risposta, ma che si può combattere con la forza di un dolore che diventa energia positiva. Quando Dario e Gigliola hanno un altro bambino, lo chiamano Leonardo e in lui rivive anche un po’ Matteo, “perché la vita deve essere sempre più forte, per forza”. Purtroppo Dario,  in un momento di sconforto decide di andare per sempre a riabbracciare Matteo ed è un colpo durissimo, anche per Pieraccioni. “Mi ricordo bene quando me lo dissero per telefono- racconta-  Rimasi letteralmente pietrificato, letteralmente. Quel giorno m’incazzai con Dario, gli parlai a voce alta come se lui avesse potuto sentirmi. Mi prese lo sconforto, non aveva per me più senso la Fondazione, interpretai quel suo gesto come una sconfitta anche mia che non avevo intercettato il suo profondo dolore. Scrissi a Gigliola, la moglie “non me la sento più di continuare con Cure2Children” lei mi rispose “fai solo quello che ti senti”. Poi per un giorno pensai a Matteo, a Dario, a Leonardo alla sorella Sophia, a quel giorno passato in ospedale e alla mia domanda “Perchè?”. La forza, le motivazioni di quei genitori che hanno fatto della loro sofferenza un messaggio di speranza per tante altre famiglie, ha fatto sì che il dubbio di Pieraccioni di lasciare Cure2Children durasse solo qualche giorno e, nel ricordo di Matteo e di Dario, ha trasformato il suo personale dolore in un grande abbraccio a tutti quei bambini a cui la malattia oncologia ha strappato un pezzo di infanzia, ma che oggi possono sognare concretamente un futuro, mettendo il suo volto sorridente di personaggio pubblico e la sua storia,  a disposizione di Cure2Children, con un messaggio: “Sono ancora qui a dirvi che c’è una Fondazione sana, bella, forte, che “piglia parte e fa”. Andate a vedere che cosa fanno sul loro sito: curano i bambini affetti da tumori e malattie gravi del sangue direttamente nel loro Paese, senza mai sostituirsi ai medici locali. Se volete sostenere qualcuno sostenete una Fondazione che non perde tempo e che opera con risultati. Io ho voluto raccontarvi perché sono legato a loro, perché per me è stata ed è una storia che mi ha profondamente colpito. Cure2Children ha una storia che va raccontata perché lì ci sono i motivi di un impegno concreto, sentito, fortissimo. Adesso ad ogni risultato positivo che loro ottengono penso sempre che da qualche parte ci siano un padre ed un figlio che sorridono insieme. E quel sorriso mi pare un ottimo motivo per continuare a sostenerli”.